Ing. Andrea Gadducci

Ingegnere Elettronico esperto in Biomedica ed in metodiche e tecnologie Quanto-Biofisiche, Co-Founder di Bio-t – Tecnologie per la Vita, Co-ideatore del Congresso MEDCAM – Congresso Internazionale delle Medicine non convenzionali, complementari ed integrate

Abstract relazione:

Comunicazione Morfogenetica Quantica dei sistemi viventi. Coscienza, Informazione, Energia, Materia: il modello C.I.E.M. come passo per una visione integrata dell’uomo e della salute.

Il modello C.I.E.M vuole essere una riflessione sull’esistenza di almeno quattro bio-campi, Coscienza Informazione, Energia e Materia, come base minima di comprensione della struttura della realtà. Lo scopo del modello è di portare attenzione e consapevolezza sul fatto che ognuno di questi bio-campi non solo esiste, ma ha anche leggi ben precise che lo regolano, che ne permettono una analisi ed una interazione specifica con esso. Se un terapeuta vuole fare una analisi/diagnosi su un cliente/paziente, di certo deve comprendere che per completezza non può prescindere dal farla considerando tutti e quattro questi piani essendo ognuno interdipendente dall’altro. Avrà quindi bisogno di strumenti idonei e di tecniche opportune a seconda del caso, altrimenti, senza accorgersene, lascerà al caso le interazioni con ogni bio-campo a lui non noto. Sebbene la parte più studiata oggi sia la materia e poco si sappia dell’energia del corpo, di informazione e coscienza si parla poco sebbene rappresentino la parte più interessante e potente della persona. E’un fatto che la coscienza sia studiata oggi più che mai per cercare di comprenderne la natura e le interazioni con la realtà. Di per certo, con esperimenti ben precisi svolti per anni a livello universitario, oggi se ne può correlare l’attività, ad esempio, con fenomeni di modificazione di segnali aleatori prodotti da apparecchiature elettroniche come i REG, Random Event Generator; questi sono antenne molto particolari fatte di semiconduttori che producono segnali aleatori il più possibile tendenti al rumore bianco; ad oggi sono installati in tutto il mondo per osservare il funzionamento della coscienza collettiva e dei suoi andamenti (vedi il Global Consciousness Project) cercando di codificare un linguaggio di comunicazione che, in modo molto fuori dal comune, lavora in modalità sincrona ed in tempo reale. Al fine di comprendere meglio questa interazione uomo-coscienza-macchina, presenterò l’ipotesi di un universo olografico e di come l’Informazione possa strutturarsi in un modo molto particolare, al fine di determinare la realtà che ci circonda. Fin dai tempi più antichi, con tecniche un tempo oracolistiche o di credenza, il mondo dell’informazione e delle probabilità di determinare una realtà piuttosto che un’altra, ha rappresentato un fascino incredibile per molti ed oggi é diventato parte integrante dell’osservazione scientifica, del modello stesso dell’atomo, condivisa e sperimentabile. Sarà per questo mia premura introdurre il progetto P.E.A.R. dell’università di Princeton e le sue implicazioni pratiche, mettendovi al corrente di come tecnologie moderne usino tali conoscenze per analizzare correlazioni con informazioni prodotte dalla coscienza umana. Grazie a questi studi è possibile capire come tutto questo possa aiutare a sviluppare una consapevolezza individuale e collettiva sul piano diagnostico e terapeutico integrato. A mio avviso, queste interfacce saranno il mezzo più utile nel breve termine per lavorare sul nostro inconscio e sul nostro progresso evolutivo individuale e collettivo ed ancor di più lo è il know how correlato alla comprensione di come, in realtà, sia possibile passare dal piano della coscienza per compiere operazioni assai più interessanti di quelle operate nella materia, operazioni anche non locali, fatte da coscienza a coscienza, da medico a paziente, da paziente a paziente esattamente in linea con il principio della fisica quantistica per cui ogni osservatore influenza la realtà che osserva e ne è parte integrante, così il medico diventa parte integrante di tutte le osservazioni che opera quando decide di aiutare un paziente creando una relazione terapeutica unica e irripetibile dove il protocollo diventa un metodo, un modo per creare ogni volta un percorso unico con cui guida il paziente fuori dalla patologia verso la salute, verso il benessere. Spingendomi poi ancora più in là, lascio a voi una domanda: se siamo tutti collegati fra noi e con il tutto, siamo veramente in grado di separare ciò che facciamo in materia da ciò che facciamo in coscienza? Quanta parte di coscienza esiste in un atto medico? Quanta parte nella somministrazione di un placebo? Vi porterò esperienze pratiche di lavoro quotidiano con decine di terapisti in tutto il mondo, in questa dimensione di coscienza e consapevolezza, che di sicuro riscontrerete anche nel vostro quotidiano magari in contesti più semplici ma di per certo noti e osservabili, visto che tutti siamo “Coscienza”.