Effetto placebo: mente, corpo e guarigione

Una pubblicazione del 2006 reperibile su Pubmed, principale fonte di articoli scientifici accreditati nel mondo, recita: Placebo, meaning, and health, ovvero Placebo, significato e salute (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16702703).
Gli autori della pubblicazione ci raccontano come i placebo siano allo stesso tempo benedetti e maledetti all’interno della teoria medica, nonché nella pratica clinica. Da un lato, studi randomizzati controllati impiegano allocazioni nascoste di placebo al fine di controllare gli effetti che non sono dovuti a meccanismi farmacologici specifici. Di conseguenza, buona parte della “evidence-based medicine” deriva da principi e pratiche fondate sul placebo. Dall’altro lato, i ricercatori e i medici hanno la tendenza a ignorare, minimizzare o deridere sia i placebo che gli effetti che ne derivano, probabilmente perché le spiegazioni scientifiche tendono a stanziarsi all’interno di valori derivanti da precisi percorsi meccanicistici.

Ecco perché gli autori sostengono che intenzione, aspettativa, cultura e significato siano fondamentali per comprendere le conseguenze del placebo.

Pertanto, al fine di delineare correttamente le dinamiche in gioco quando si parla di placebo, è bene introdurre tre dualità che si pongono come parte integrante del fenomeno: corpo-mente, conscio-subconscio e attivo-passivo.

Sono queste le associazioni correlate al placebo che vale la pena indagare ed esplorare tanto nella teoria quanto nella pratica, e, soffermandosi adeguatamente su di esse, è già possibile identificare validi strumenti pratici applicabili da subito nella pratica medica. Questa è la base di speculazione per arrivare poi a definire conseguentemente le azioni cliniche più idonee per contestualizzare e applicare l’effetto placebo: parlare positivamente dei trattamenti, incoraggiare, sviluppare fiducia, fornire rassicurazione, supportare le relazioni, rispettare l’unicità, esplorare i valori, creare cerimonie.

Secondo i ricercatori, sono proprio le sopracitate azioni cliniche che spingono i pazienti a investire sulla salute, sviluppando in loro un rassicurante senso di cura e miglioramento. Come è possibile constatare, non si parla solo di quanto la mente possa fare per il corpo, bensì di conscio e subconscio e di una condizione di attività e/o passività: tutte caratteristiche fondamentali che entrano in gioco nell’ambito dell’effetto placebo.

Effetto placebo e relazione medico paziente

Da tutto questo emerge quello che secondo me è l’aspetto pregnante di ogni cura e terapia, ovvero la relazione, riferita in questo caso al binomio medico-paziente.

Di fatto la relazione è il mezzo sul quale prende forma l’effetto placebo: comunicare efficacemente è la base di funzionamento di quanto abbiamo rappresentato fino ad ora.

La questione più interessante si sta manifestando da quando in vari studi, e ormai da molti anni, si è cominciato a testare il placebo non più all’insaputa del paziente o del medico, ma senza inganno, dichiaratamente per ambo i lati, ricorrendo, piuttosto, a una comunicazione efficace.

In vari studi si evince come il placebo possa essere somministrato anche senza inganno, ricorrendo piuttosto a una comunicazione efficace

Uno studio del 2016, come recente esempio, parla (come tanti altri) di placebo dichiarato, dimostrando ancora come si possano ottenere risultati in questo modo (Open-label placebo treatment in chronic low back pain: a randomized controlled trial – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27755279)

Lo studio parla di “open label placebo” ovvero del placebo somministrato apertamente, in modo dichiarato, per trattare il dolore cronico lombare, ad oggi secondo lo studio tra le principali cause di disabilità nel mondo.

Pertanto, i pazienti sono consci di prendere anche un “nulla”, ovvero un placebo, e viene loro dichiarato che lo scopo è proprio quello di farli stare meglio.

Cosa ci dimostra clinicamente questo studio? Che se aggiungiamo alla cura tradizionale un placebo dichiarato, nella piena consapevolezza del paziente, qualcosa di significativo succede e porta a un beneficio considerevole. Dai controlli effettuati su un centinaio di pazienti, si evidenzia un miglioramento importante dei risultati tra quelli a cui è stato somministrato anche il placebo. Per i neofiti del placebo faccio notare che ricercatori di Harvard si interessano al placebo dichiarato da molti anni e già nel 2010 hanno pubblicato importanti risultati a supporto di quello che abbiamo appena esplorato: Placebos without deception: a randomized controlled trial in irritable bowel syndrome (Placebo somministrato senza inganno: un trial controllato randomizzato nella sindrome dell’intestino irritabile https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21203519). Nello studio i ricercatori concludono che il placebo somministrato senza inganno è un trattamento efficace nella sindrome da colon irritabile. Ma soprattutto dimostrano che non è vera la necessità di somministrarlo senza dichiararlo, cioè con l’inganno. Dallo studio si evince che i pazienti possono avere effetti molto benefici con il placebo e anche all’interno di una buona relazione medico paziente.

Fonte: articolo tratto da Scienza e Conoscenza 61.

Autore

Andrea Gadducci
Andrea Gadducci è ingegnere, esperto in biomedica e in metodiche quanto-biofisiche.
È Ceo di Bio-t Tecnologie per la vita srl ed è co fondatore di MedCam Congresso di Medicina Alternativa e Complementare.

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